RICERCA: NATIVI DIGITALI SEMPRE CONNESSI MA POCO ATTENTI ALLA SICUREZZA
Studio Università Milano-Bicocca su mille studenti di 20 atenei italiani

Vent'anni, iperconnessi, poco attenti alla sicurezza. E' l'identikit dei nativi digitali, tracciato da una ricerca dell'università di Milano-Bicocca e del Tech and Law Center (prima fase del progetto 'Security of the digital natives'), condotta su 1.012 studenti di 20 università italiane.
Alcuni dati saranno presentati domani al Wired Next Fest, festival dell'innovazione organizzato dal mensile Wired Italia a Milano. Quasi tutti i ventenni, rileva l''indagine, usano i social network ma il 40% non ha un Pin di protezione per il dispositivo mobile, non effettua il log out per uscire dalle app e quasi il 20% non fa una cancellazione sicura dei dati, nel caso in cui venda o presti il suo smartphone.
La ricerca, presentata da Andrea Rossetti, docente di Informatica giuridica e filosofia del diritto della Bicocca e da Giuseppe Vaciago, docente del Tech and Law Center, indaga sul livello di consapevolezza della sicurezza informatica da parte degli studenti universitari con particolare attenzione al mondo dei dispositivi mobili. Dall'indagine emerge che il 75% dei ragazzi usa quotidianamente lo smartphone per andare online e l'85% per l'instant messaging (da Whatsapp a Skype). Solo il 25% invece lo usa per i videogiochi online o altre app. Dunque, concludono i ricercatori, “sembra che l'esigenza primaria sia quella di comunicare”. Peccato che essere nativi digitali non implichi consapevolezza dei “rischi legati ad alcuni comportamenti”, aspetto abbinato a “un'errata percezione delle proprie conoscenze”.
Anche sulle password gli studenti nativi digitali rimediano una bocciatura: più del 40% usa lievi variazioni della stessa password per le diverse applicazioni. E infine più del 60% si connette alle applicazioni (anche quelle non presenti negli store ufficiali) attraverso il log in di Facebook o di Google. E in questo contesto, il 61% non è preoccupato della sicurezza dei dispositivi mobili o lo è poco.
Lo stesso accade sul fronte dei giovani sviluppatori di applicazioni: emerge, osservano gli esperti, “una certa noncuranza delle questioni relative alla sicurezza informatica, in quanto, insieme alla privacy, sembrano essere percepite solo come un ostacolo per l'uso del dispositivo mobile e non come un requisito per tutelare l'utente”. Dopo l'analisi gli esperti di Tech and Law Center hanno individuato tecniche e strumenti legali per ridurre, in futuro, i problemi connessi all'errata o non accorta adozione di misure di sicurezza sui dispositivi mobili. Il progetto prevede anche eventi formativi e informativi in alcune università. I dati integrali della ricerca saranno presentati martedì' 20 maggio al Politecnico di Milano. (Adnkronos)