INTERNET: ADOLESCENTI, DONNE E PENSIONATI, DIPENDENZA DILAGA A OGNI ETA'
L'esperto, fino a 7% teenager la sviluppa ma fenomeno ancora da inquadrare

Ragazzi ossessionati dai videogiochi online, donne dipendenti dai social network, pensionati che si trasformano in internauti navigati con il pallino del gioco d'azzardo: ogni età ha la sua web-dipendenza. Non c'è più un identikit, “tutti siamo potenzialmente a rischio di diventare 'addicted'. La maggior parte delle persone si accorge di essere sul punto di oltrepassare i limiti e mette in atto meccanismi di compensazione. Chi resta imprigionato nel limbo sviluppa la dipendenza da Internet”.
E' questa la fotografia dei nuovi 'schiavi': dipendenti non da sostanze stupefacenti, ma dalle tecnologie e in particolare dalla Rete, che si trasforma in una vera droga della quale non si riesce più a fare a meno. A fare il punto è Paolo Antonio Giovannelli, direttore dell'Esc Team, un gruppo specialistico nato a Milano proprio per prendere in carico i casi di web dipendenza. Un fenomeno dai contorni e dai numeri ancora da approfondire, ha spiegato nei giorni scorsi durante il primo Congresso internazionale sugli 'Internet addiction disorders', svoltosi nel capoluogo lombardo. “I dati sono molto controversi. La dipendenza secondo la letteratura esistente riguarda dal 3 al 7% degli adolescenti. Ma queste sono prime valutazioni ipotetiche, basate sull'osservazione di una serie di fenomeni. Se allarghiamo il campo ai soggetti a rischio, i risultati delle indagini mostrano percentuali intorno al 30-50%”.
In questa zona grigia però rientrano anche le persone che sono in bilico sul debole confine fra realtà e mondo virtuale e riescono a non farsi risucchiare, “reagiscono. Il campanello d'allarme - avverte Giovannelli - scatta quando la persona ha ormai perso il piacere del contatto umano, la capacità di adattarsi ai bisogni della scuola, del lavoro, della vita sociale e familiare”. Un genitore di un bimbo di due anni, per esempio, che torna a casa e si mette a giocare a un videogioco o a navigare sul web lasciando il bambino da solo a giocare, perde la capacità di fruire del contatto con la realtà, perde di vista che c'è qualcosa di più importante e di più gratificante del mondo virtuale in cui si è chiuso, evitando e non riuscendo più ad affrontare in maniera efficace le frustrazioni e le paure legate al suo ruolo di genitore. “Ci sono dunque dei comportamenti – dice Giovannelli - davanti ai quali bisogna dire basta”.
La web-dipendenza può avere conseguenze estreme: “C'è chi ha perso il lavoro, chi non riesce a uscire o a staccarsi dallo schermo”. I segnali sono “noia, frustrazione, sofferenza, perdita di opportunità e capacità lavorative, calo del rendimento scolastico, perdita di amicizie, inclinazione all'aggressività. Un fenomeno che sta diventando sempre più trasversale.
Prigionieri del web si diventa ad ogni età: se gli adolescenti maschi sono ostaggio di giochi di ruolo che si sviluppano online giorno e notte, l'universo rosa con i social network rischia di rimpiazzare le relazioni faccia a faccia con quelle virtuali. “In alcuni casi i web addicted non vogliono farsi aiutare. Parte un Sos ma si perde per strada, le terapie a volte si interrompono a metà. E ci chiediamo quanto sia ampio il sommerso”, sottolinea Chiara Boroni, riabilitatrice psichiatrica e assistente alla direzione dell'Esc Team.
Gli esperti hanno anche osservato un collegamento con la velocità di connessione: “In Paesi come la Corea del Sud - spiega Boroni - dove la velocità di connessione è fino a 4 volte superiore alla nostra, l'incidenza delle dipendenze da Internet è di gran lunga superiore. Quando una pagina fa fatica a caricare, è automatico guardare l'orologio e questo agevola il distacco dalla propria 'trance'. In Paesi dove la connessione è senza interruzioni si fa più fatica a distogliersi dal web. Secondo la nostra previsione, se aumentasse la velocità di connessione aumenterebbe un po' anche il rischio di dipendenza”. Un giro di boa è stato anche l'avvento degli smartphone e della wi-fi che mette Internet a portata di mano ovunque, 24 ore su 24. Dietro alle declinazioni della web-dipendenza c'è un filo conduttore comune: la perdita del confine. “Prima - spiega lo psichiatra - si lavorava 8 ore e, finita la giornata, si tornava ai propri affetti. Oggi con il web si coltiva la parte affettiva in ufficio e si porta il lavoro a casa la sera”. (Adnkronos)