UE, OK DAL PARLAMENTO PER LA RIFORMA SULLA PROTEZIONE DATI

Chiusa prima lettura, manca accordo Consiglio

La plenaria dell'Europarlamento ha approvato i due provvedimenti per la riforma della protezione dati europea (621 sì, 10 no e 22 astenuti sul Regolamento, 371 sì, 276 no e 30 astenuti sulla Direttiva), proposta a gennaio 2012 da Viviane Reding ed ancora ferma in Consiglio. Con il voto di ieri si è chiusa la prima lettura con forte sostegno all'impostazione della riforma, che prevede tra l'altro il 'diritto all'oblio' e l'obbligo del rispetto delle regole Ue anche per i fornitori non europei di servizi.
Il pacchetto della riforma della 'data protection' europea consiste di un regolamento generale che copre la maggior parte delle norme sul trattamento dei dati personali, tanto nel settore pubblico quanto nel privato, e di una direttiva con le regole per prevenire, indagare e perseguire i reati penali o per applicare sanzioni penali. I relatori hanno espresso forte delusione per il blocco del dossier in Consiglio, che si è impegnato a dare il via libera entro il prossimo anno, ma dove ci sono forti resistenze – per diverse ragioni - tanto del Regno Unito, quanto della Germania e di alcuni Paesi nordici. “Ho un messaggio chiaro al Consiglio: ogni ulteriore rinvio sarebbe irresponsabile - ha detto il tedesco Jan Phillipp Albrecht (Verdi) - Se ci sono alcuni Stati membri che non vogliono concludere dopo due anni di negoziati, la maggioranza dovrebbe andare avanti senza di loro”. Ed il socialista greco Dimitrios Droutsas ha espresso “insoddisfazione e frustrazione” per il blocco del Consiglio che ha impedito di raggiungere l'approvazione definitiva della riforma entro la fine della legislatura.
Tra le norme rafforzate dal Parlamento, oltre a sanzioni più pesanti, anche l'obbligo per i fornitori di servizi (come motori di ricerca, social network o servizi cloud) di chiedere un'autorizzazione preventiva all'autorità nazionale di protezione dei dati prima di poter divulgare i dati personali di un cittadino dell'Unione in un Paese non membro.
Scure dell'Europarlamento, poi, sulle violazioni della privacy in internet. Approvando la sua prima lettura della riforma, gli eurodeputati hanno moltiplicato il peso delle multe per i fornitori di servizi che non rispetteranno le regole: fino a 100 milioni di euro o il 5% del fatturato mondiale, se la prima somma fosse troppo bassa per scoraggiare i giganti del web. La Commissione aveva proposto sanzioni fino a 1 milioni di euro o il 2% del fatturato. (ANSA)