MINORI: PER IL 69% ESSERE VITTIMA CYBERBULLI E' IL MAGGIOR PERICOLO
Ma meno di 1 su 3 ne parla a genitori. Una web serie per educare

La rete è luogo di socialità ma anche di dolori e gli adolescenti ne sono consapevoli: per il 69% dei ragazzi il cyberbullismo “è la principale minaccia alla loro vita”, più di cadere nella dipendenza da droga o di subire aggressione o molestie. Chiamati a indicare le principali conseguenze di atti di cyberbullismo, il 69% dei ragazzi e delle ragazze indicano l'isolamento e la perdita della voglia di uscire e frequentare gli amici, il 62% il rifiuto ad andare a scuola, a fare sport o altro, il 53% l'insorgere della depressione, il 45% il chiudersi nel silenzio e il rifiuto a confidarsi.
I dati provengono da una ricerca dell'Ipsos sul cyberbullismo per Save the Children presentata in occasione del Safer Internet Day, dalla quale emerge anche come di fronte a situazioni difficili spesso la reazione sia chiudersi: alla domanda “i tuoi coetanei come si comportano se qualcuno li prende di mira?”, il 15% dei ragazzi risponde “non si confida con nessuno”, solo il 28% ne parla con i genitori, il 41% con gli amici.
Per “non sentirsi soli in rete” il Safer Internet Centre, coordinato dal Ministero dell'Istruzione, ha lanciato la campagna web “Se mi posti ti cancello”, rivolto a ragazzi tra gli 11 e i 16 anni, che possono postare una breve video sulla propria esperienza in rete sul sito Semipostiticancello.it (entro il 15 maggio). Verranno scelti 5 video e i vincitori parteciperanno con le loro idee ma anche con una piccola parte al fianco di attori e testimonial, a una web serie in cinque puntate. Lo spot della campagna, che andrà in onda anche sulle tv per ragazzi è stata presentata ieri a 200 ragazzi delle scuole romane, che sono stati coinvolti in un dibattito sui rischi in rete e il rapporto con scuola e famiglia. Rivolgendosi agli studenti, il direttore del Miur per lo studente, Giovanna Boda, li ha invitati a “trovare il coraggio per tendere la mano a chi non ce la fa per ragioni fisiche, intellettive o di provenienza”, perché non si sentano più storie di suicidi o di studenti che rinunciano alla scuola sentendosi rifiutati.
“Il silenzio è il male peggiore”, ha detto anche Valerio Neri, direttore di Save The Children, mentre, come ripete la Polizia occorre denunciare perché sul web rimane sempre traccia ed è possibile trovare i responsabili. “C'è lo strumento del commissariato di Polizia online e i ragazzi possono rivolgersi al 113 per qualunque problema”, ha detto Antonio Apruzzese, direttore della Polizia delle Comunicazioni, e “i responsabili degli insulti e degli abusi possono essere trovati”.
“Il web è un moltiplicatore di possibilità e i ragazzi ne sono appassionati ma anche preoccupati”, come ha sottolineato Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, per il quale occorre creare “un legame tra generazioni. La sicurezza della rete va affrontata con responsabilità tutti insieme, adolescenti, genitori, educatori, istituzioni e aziende”. (ANSA)