EQUO COMPENSO, VERSO IL RINNOVO DELLA 'TASSA HITECH'

Scoppia la polemica. Pd e consumatori contro, per il ministro Bray nessun balzello

Protestano i parlamentari e i consumatori e gridano il loro no alla supertassa su smartphone e tablet. Il governo studia l'approvazione di nuove tariffe per i diritti di copia privata da accompagnare al rinnovo del decreto sull'equo compenso e a poche ore dalla firma di Bray scoppia la polemica, con una serie di indiscrezioni sul numero degli aumenti. Sul fronte opposto Confindustria Cultura e la Siae gridano alla disinformazione, difendendo le ragioni degli autori. Mentre il ministro spiega di lavorare per una soluzione condivisa e assicura: “Nessuna tassa, difendiamo la qualità”.
A Parigi dalla mattina di ieri per l'inaugurazione di una mostra, Bray si dice dispiaciuto per le polemiche e difende il provvedimento: “Vuole garantire un giusto compenso a chi è impegnato in lavori che producono un diritto d'autore. Prima di metterci al lavoro abbiamo sentito tutte le associazioni e abbiamo prestato a tutte la dovuta attenzione”.
Dalle fila del Pd però, così come dai consumatori, arriva la richiesta a non firmare il decreto, il cui rinnovo si attende in realtà da quasi un anno.  Previsto a cadenza triennale, il rinnovo del provvedimento per la determinazione della misura del compenso per copia privata, non è una cosa nuova. Si tratta di un decreto attuativo di una legge del 2003 nata da una direttiva Ue del 2001 e l'ultima approvazione risale al gennaio 2010 con polemiche che occuparono per giorni le pagine dei giornali. Legato alla legge sul diritto d'autore, il provvedimento stabilisce, richiamandosi ad un allegato tecnico, i nuovi importi degli aumenti dei prezzi che devono essere applicati, a spese dei fabbricanti e degli importatori, alle memorie di massa, dai dvd alle chiavette usb ma ora anche gli smartphone e i tablet che sempre più vengono usati per foto, video, musica e in generale opere audiovisive protette dalle norme sul diritto d'autore. Gli importi variano a seconda della capacità dell'apparecchio. E queste somme, indicate come 'equo compenso', costituiscono i diritti che vengono corrisposti, tramite la Siae, agli autori e agli editori. Quote di equo compenso si applicano nei principali Paesi europei e quelle italiane sono più basse di quelle dei grandi Paesi europei. Tanto che la Siae, già dal 2010, chiede un adeguamento alle tariffe medie europee. Per gli smartphone, ad esempio, fa notare il vicepresidente Siae, Filippo Sugar, la quota prevista dalla Francia va dai 6 ai 16 euro a seconda della capacità del telefonino, e in Germania dai 16 ai 32 euro. In Italia fino ad oggi è stata di 90 centesimi. Le cifre circolate oggi per gli aumenti sono molto più alte: “Si parla - afferma la senatrice Pd Rosa Maria Di Giorgi, che insieme al presidente della commissione Cultura di Palazzo Madama, Andrea Marcucci, chiede a Bray di non firmare il provvedimento - di aumenti di 5 euro e 20 centesimi per gli smartphone e i tablet, e superiori per hard disk esterni e decoder con memoria interna”. Cifre però smentite dal Mibact.
Su tutt'altra posizione Confindustria Cultura, che oggi torna a sottolineare come l'adeguamento sia “dovuto”: '”Le cifre che circolano servono soltanto a creare disinformazione e inutili polemiche tra gli operatori”. Di “clamorosa disinformazione” parla anche la Siae, che denuncia “un tentativo di mettere i consumatori contro l'anello più debole della catena che sono gli autori e i creatori”. Il ministero rassicura: “Nessuna tassa, il ministro Bray sta lavorando ad una soluzione condivisa”. (ANSA)