ICT: “NO ALL'AUMENTO DELL'EQUO COMPENSO. E' OBSOLETO E DANNOSO”
Richiesta di Confindustria Digitale al ministro Bray

Il governo non aumenti il compenso per la copia privata di contenuti digitali acquistati legalmente. E' la richiesta di Confindustria Digitale al ministro dei Beni Culturali Massimo Bray a cui chiede di lasciare inalterato il contributo imposto ai produttori e agli importatori di dispositivi elettronici (Pc, chiavette Usb, tablet, smartphone) come indennizzo verso i titolari dei diritti di sfruttamento delle opere musicali e video.
“Il ministro Bray - ha spiegato il presidente di Confindustria Digitale Stefano Parisi nel corso di una conferenza stampa - ha espresso la volontà di aumentare del 500% l'importo che in Italia
viene pagato per ogni dispositivo con memoria digitale, cellulari, smartphone, Pc, tablet, Mp3, cd, dvd, e di introdurlo anche per le smart Tv”. Viceversa da Confindustria digitale è stato proposto al Governo “di sospendere tale aumento, convocare il tavolo tecnico con tutte le parti interessate per condurre uno studio indipendente sull'evoluzione tecnologica e il comportamento dei consumatori, recepire le raccomandazioni del Rapporto Ue dell'ex commissario Vitorino sulla copia privata, in modo da emanare, in tempi rapidi, un decreto che definisca un compenso effettivamente equo”.
In vista dell'aggiornamento del compenso,Bray ha dato mandato al Comitato consultivo permanente per il diritto d'autore di svolgere un'istruttoria per la revisione del Decreto varato dal ministro Bondi nel 2009. Il Comitato ha chiesto alla Siae, beneficiaria del gettito proveniente dall'equo compenso per copia privata, di svolgere una relazione tecnica per attestare “lo stato dei mercati e attuare una rilevazione delle tariffe medie europee”. Lo scorso 28 ottobre il Comitato ha fatto propria la proposta della Siae, trasmettendo il proprio parere al Ministro. L'aumento proposto dalla Siae se effettivamente adottato dal ministro porterebbe nelle casse della stessa circa 175 mln (stima Siae) rispetto ai 72 mln euro del 2012.
Oggi il consumatore che acquista la musica e i film legalmente lo fa in modalità streaming e se effettua un download lo fa perché autorizzato all'atto dell'acquisto su un numero limitato e autorizzatodi terminali. Inoltre il contenuto scaricato viene sempre meno frequentemente copiato su altre memorie perché protetto. Dunque il fenomeno della copia privata è in forte riduzione e, pertanto, il relativo compenso dovrebbe essere ridotto, se non addirittura
eliminato, come è avvenuto in Spagna nel 2012. Invece il gettito da copia privata diventa una parte determinante della 'raccolta' della Siae: nel 2012 ne ha rappresentato il 13%, con l'aumento attualmente proposto ne rappresenterebbe quasi il 30%, ovvero la metà della sola
raccolta dei diritti musicali e 9 volte la raccolta delle opere cinematografiche.
“L'aumento dell'equo compenso per copia privata così come proposto - ha concluso Parisi - è ingiustificato e dannoso per lo sviluppo dell'Agenda Digitale italiana. In tutto il mondo avanzato la cultura e la tecnologia sono sempre più grandi alleate”, ha spiegato ancora sottolineando che “anche nel nostro Paese, da alcuni anni, la collaborazione tra l'industria delle tecnologie digitali e l'industria delle cultura si è sviluppata in modo proficuo fino a definire una importante alleanza contro la pirateria on line come nel caso del recente regolamento dell'Agcom. Oggi, al contrario, si rischia di creare una contrapposizione tra questi due mondi che non può che rappresentare un passo indietro”. (Adnkronos)