COSI' INTERNET STA CAMBIANDO CERVELLO E COMPORTAMENTI UMANI

Psicologo Usa spiega, pensiamo di trovare online tutto il sapere

Internet sta cambiando il nostro cervello e i comportamenti: il cervello non è più usato come memoria per immagazzinare conoscenze per le quali ci si affida alla rete, inoltre si fa meno riferimento agli altri per informarsi di qualcosa e si ha la presunzione di sapere tante cose, solo perché quando ci serve un'informazione la cerchiamo in un click su Google o su Wikipedia.
A spiegare questa metamorfosi attivata su di noi da internet è lo psicologo Adrian Ward della University of Colorado a Boulder, che sul magazine Scientific American delinea rischi e opportunità del trasferimento di memoria e conoscenza dalla mente umana a memorie digitali e virtuali. Insomma in un certo qual modo diveniamo più autoreferenziali, perché per sapere qualcosa non chiediamo più agli altri, e saccenti perché essere sempre connessi cambia il senso soggettivo di sé, e i confini tra i ricordi personali e informazione accessibile online si confondono sempre di più.
Ricordi e conoscenze erano tradizionalmente un'impresa sociale, ma sono adesso affidati a memorie artificiali e alla rete per cui gli esseri umani cessano di far riferimento l'uno all'altro per scambiarsi conoscenze come si è fatto per millenni e, spiega Ward, appena c'è bisogno di sapere qualcosa, ci si collega dallo smartphone o dal tablet. Questo, continua, ha potenziali effetti negativi: può portare a un eccesso di sicurezza perché l'autostima cognitiva (cioè quel che presumiamo di sapere) viene artificialmente aumentata in modo distorto dall’accessibilità continua a internet. Ma un eccesso di autostima può portarci a scelte sbagliate: “se crediamo di sapere qualcosa perché magari l'abbiamo vista online – spiega Ward - difficilmente approfondiremo l’argomento e finiremo per prendere decisioni non fondate su conoscenze certe”.
Ma internet dispiega anche molte opportunità, conclude: quello che prima si doveva memorizzare nella testa, adesso si può 'storare' in un hard-disk o nella rete, liberando così risorse cognitive per altri scopi, ad esempio per usare in modi nuovi quell'informazione. (ANSA)