SCHMIDT, NO AI VINCOLI DEI GOVERNI, INTERNET RESTI LIBERO
Il numero 1 di Google ospite dell'Osservatorio Giovani-Editori

“Non si può regolamentare internet come la televisione, sono due cose diverse. I governi regolamentano la rete per bloccare contenuti che non piacciono, ma non è questo che vogliamo”. E' il messaggio di libertà lanciato dal presidente esecutivo di Google Enric Schmidt nell'incontro organizzato a Roma dall'Osservatorio Permanente Giovani-Editori con cinquecento studenti del progetto "Il quotidiano in classe".
"La coscienza critica e l'attenzione verso l'informazione sono fattori fondamentali per il mondo", ha detto Schmidt rivolgendosi ai giovani in sala. "Immagino che voi studenti che siete qui siate più avanti rispetto a me. Pensate sempre a quello che fate. Fate sempre verifiche, non usate mai una sola fonte, non credete a tutto quello che vedete e leggete. Questo il principale consiglio che vi do. Se voi siete i futuri leader dell'Italia allora sbrigatevi a prendere il potere”. Intervistato da Emilio Carelli, Schmidt ha aggiunto che usa sempre Google "che sulle news ha un ordine abbastanza preciso, ma mai perfetto. Per verificare le notizie ci si può affidare ai quotidiani principali, perché i marchi contano sempre di più. Non sono d'accordo sul fatto che prima o poi i giornali cartacei spariranno. Continueremo ad avere molta carta stampata, e le testate avranno sempre più contenuti online".
Rispondendo alle domande degli studenti, Schmidt ha anche parlato dell'attendibilità delle notizie sul web. "E' la somma delle voci che porta alla verità - ha spiegato - purtroppo ci sono tante persone che sono credulone. Il primo che dice una cosa riesce a controllare le vostre menti ed è per questo che i politici parlano molto. Noi siamo portati a credere alla prima cosa che sentiamo, ma il buon giornalismo è un altro, è quello che verifica. Purtroppo in America c'è' la corsa a dare per prima la notizia, ma poi capita che è tutto falso".
Quanto al futuro della rete, il numero uno di Google ha spiegato che: "Nei prossimi cinque anni due o tre miliardi di persone, da Paesi poveri e non democratici entreranno in internet. Potranno vedere videoinformazioni e questo metterà in difficoltà i loro governi e favorirà la democrazia". (Ansa)