INTERNET: MASI, STOP ANONIMATO RETE, FERMARE CYBERBULLISMO
Lo chiede in una lettera inviata al viceministro alle Comunicazioni Catricalà

Bisogna valutare la possibilità di sollecitare gli Internet service provider che operano in Italia affinché rendano impossibile l'accesso anonimo ai social network per fermare il cyberbullismo. E' questo il senso di una lettera che il professor Mauro Masi, in qualità di delegato italiano della proprietà intellettuale, ha inviato al viceministro alle Comunicazioni, Antonio Catricalà.
“Il punto è proprio questo. Non è più tollerabile – scrive tra l'altro Masi - che bulli, violenti, malati o, più semplicemente, i vigliacchi, possano fare del male a tanti nascondendosi dietro l'anonimato. So bene - spiega ancora nella missiva che è stata pubblicata sui quotidiani del gruppo Class - che non esistono regole né nazionali né internazionali che possano vietare l'anonimato. Anzi, i programmi come Thor, che rendono anonima ogni navigazione, sono sempre più diffusi. Proprio per questo, le chiedo, signor viceministro, di valutare la possibilità di sollecitare con la sua autorevolezza gli Internet service provider che operano in Italia affinché facciano uno sforzo e, in termini di autoregolamentazione, rendano impossibile l'accesso anonimo ai social network”.
“Certo, il migliore dei mondi possibili sarebbe avere una chiara norma primaria - scrive ancora - ma è inutile ricordare quanto sia difficile (in tutto il mondo, non solo in Italia) riuscire a legiferare sulla tutela dei diritti sulla rete. Nell'attesa, stiamo rischiando, e non esagero, di perdere una generazione”.
Nella missiva al viceministro, il professor Masi ricorda di aver avuto un “serrato dialogo con i lettori” affrontando le tematiche connesse agli sviluppi delle Ict. E così ha avuto modo di ”percepire direttamente la gravità di un fenomeno che sta creando crescenti problemi ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze”. Non solo per quanto riguarda il cyberbullismo ma anche per quella variante che “si nutre di un uso distorto e malinteso dei social network”. “Il bullismo è un fenomeno che esiste ben prima che di Internet se ne avesse anche la più pallida idea ma
il mondo senza regole della rete lo ha enormemente facilitato e amplificato”. Al riguardo Masi fa riferimento a fatti di cronaca come il suicidio di una quindicenne di Gran Bretagna, “sopraffatta da insulti, minacce e volgarità on line” e ricorda la vicenda di Carolina, la quattordicenne di Novara che si gettò dal terzo piano della sua abitazione per gli insulti con cui il branco la tormentava via social network. (ANSA)