LA FABBRICA DELLA PAURA
Le strategie televisive spingono sui tasti emozionali e generano allarme e insicurezza, ora colpiscono anche ai minori. Lo spot di Porta a Porta sotto accusa

Non risparmia neanche i più piccoli. La strategia scientifica per diffondere paura e insicurezza adottata dalla propaganda politica che utilizza in primis la tv per diffondere paura e insicurezza, non ha freni.
Martedì 7 dicembre finalmente Rai1 che da tempo ha abbandonato la programmazione per i ragazzi, in prima serata trasmette un film per bambini, Cenerentola il delizioso cartone animato realizzato da Walt Disney nel 1950. Davanti al video c’erano ben 7.168.000 spettatori (share del 26,58%) tantissimi i bambini. Ad interrompere la serenità delle famiglie ci ha pensato Bruno Vespa con il promo del programma Porta a Porta dal titolo inquietate “ Chi protegge i nostri figli?”, puntata dedicata alla scomparsa della giovane Yara Gambirasio e alla morte di Sarah Scazzi.
A dire il vero, non se ne sentiva la mancanza di un’ altra trasmissione sui recenti fatti di cronaca che vedono coinvolte due adolescenti. In particolare il caso di Avetrana ha raggiunto livelli di abnorme spettacolarizzazione mediatica e superato il limite etico e deontologico che i giornalisti dovrebbero applicare, tanto da far intervenire l’Ordine dei Giornalisti, la FNSI Federazione Nazionale della Stampa, e anche la CEI Conferenza Episcopale Italiana sulle pagine del quotidiano Avvenire, la Commissione vigilanza Rai, L’AGCOM, associazioni di consumatori.
Ma la ricerca dell’audience non sente ragioni, con parole di questo tipo: “molte ragazzine si saranno commosse davanti a fiabe come quella di Cenerentola ma poi la loro vita è stata spezzata, come successo nei recenti casi di cronaca”, il trailer di Vespa in pochi secondi ha generato apprensione nei minorenni e ansia nei genitori.
Il coro di proteste dei telespettatori si è sollevato ma ormai il messaggio era passato, lasciando turbati soprattutto i più piccoli che, una volta tanto, avrebbero potuto godersi in prime time il film dedicato a loro.
Il caso è stato stigmatizzato dall'Osservatorio per i diritti dei minori, Comitato Scientifico composto da sociologi, psicologi, neuropsichiatri infantili, operatori degli Uffici Minori della Polizia di Stato, scienziati dell'educazione, esperti in diritto minorile, che ha tra gli obiettivi la tutela dei diritti dei minori anche attraverso la sensibilizzazione dei mezzi l’informazione e delle istituzioni che ha chiesto l’intervento del Comitato Media e Minori e della Commissione di vigilanza Rai.
Vespa si è difeso affermando: “…sapevamo di essere ascoltati da un pubblico particolarmente sensibile abbiamo accuratamente evitato ogni riferimento forte alle vicende che hanno coinvolto Yara e Sarah. Il titolo dello spot era: 'Come difendere i nostri figli'. E questo purtroppo è un tema all'ordine del giorno di tutte le famiglie con figli pre-adolescenti e adolescenti che hanno visto abbassarsi in modo inatteso le soglie di sicurezza verso limiti sempre più difficilmente gestibili(...)”.
La strategia di suscitare mediaticamente la paura, creare emergenze sociali, determinare allarme e senso di insicurezza nella popolazione, non è roba da dilettanti.
È il principale strumento di propaganda politica adottato costantemente in Italia dalle reti televisive nazionali. Lo ha ben evidenziato il Seminario per giornalisti “Oltre l’Apocalisse” organizzato dall’Agenzia Redattore Sociale il mese scorso a Capodarco di Fermo.
Nel corso del seminario è stato illustrato da Antonio Nizzoli e Ilvo Diamanti lo studio svolto da Osservatorio Europeo sulla Sicurezza- Demos, Osservatorio di Pavia e Unipolis, che aiuta a comprendere come il servizio pubblico determina allarmi sociali e condiziona le scelte, anche elettorali dei cittadini.
Il Rapporto documenta analiticamente come sia consolidata in Italia la prassi con la quale i Tg ed alcuni programmi delle principali reti nazionali, diffondano le notizie sui temi della criminalità e sicurezza in modo non parallelo alla realtà.
C’è un evidente divario tra realtà e rappresentazione mediatica. Negli ultimi tre anni, ancor più che in passato, nell’agenda delle notizie italiane si preme sul tasto emozionale della paura, rappresentando una situazione che non corrisponde al vero. Infatti, a fronte di una diminuzione dei reati verificatesi a partire dal 2007, nello stesso anno si registra il picco delle notizie sulla criminalità e sulle emergenze, creando nel sentire comune una percezione legata all’agenda delle notizie trasmesse.
Mentre i sondaggi rilevano l’interesse predominante degli italiani sulle tematiche legate alla crisi economica e sulla ricadute per i cittadini, nella scaletta dei tg questi temi non compaiono e predominano i temi legati alla criminalità.
In particolare nel 2007 e nei primi mesi del 2008 i telegiornali si concentrano sugli allarmi sociali e hanno punte massime. In questo periodo l’agenda dei media italiani assegna il primo posto alle notizie sulla criminalità comune (22% delle notizie) e l’immigrazione (13%), tema questo che viene percepito dai cittadini e rappresentato nei dibattito pubblico come contiguo a quello della sicurezza. Vedi grafico.
Una peculiarità tutta Italiana, dove l’agenda tematica del tg di prima serata della rete ammiraglia Rai1 assegna nel primo semestre 2010 il 10,8% delle notizie alla criminalità, contro una media europea del 6%; il 16% delle notizie alla sicurezza e ordine pubblico, la media è europea dell’ 1,1%; il 12,8% delle notizie al costume e società, rispetto la media europea del 5,7%. Tra le curiosità si trovano diverse bizzarrie come “ intervista alla nonna più giovane d’Italia, “il decalogo dei cani in condominio, ”nuovi rimedi per domare i capelli ricci”.( Dati Osservatorio Europeo sulla sicurezza, rilevazione Osservatorio di Pavia).
Sulle anomalie dell’informazione televisiva italiana, che trasmette paure e allarmi (e dimentica tante notizie importanti), ce n’è abbastanza ed è urgente una riflessione a partire dai giornalisti. Viene da domandarsi: è proprio necessario coinvolgere e spaventare anche i bambini?
Martedì 7 dicembre finalmente Rai1 che da tempo ha abbandonato la programmazione per i ragazzi, in prima serata trasmette un film per bambini, Cenerentola il delizioso cartone animato realizzato da Walt Disney nel 1950. Davanti al video c’erano ben 7.168.000 spettatori (share del 26,58%) tantissimi i bambini. Ad interrompere la serenità delle famiglie ci ha pensato Bruno Vespa con il promo del programma Porta a Porta dal titolo inquietate “ Chi protegge i nostri figli?”, puntata dedicata alla scomparsa della giovane Yara Gambirasio e alla morte di Sarah Scazzi.
A dire il vero, non se ne sentiva la mancanza di un’ altra trasmissione sui recenti fatti di cronaca che vedono coinvolte due adolescenti. In particolare il caso di Avetrana ha raggiunto livelli di abnorme spettacolarizzazione mediatica e superato il limite etico e deontologico che i giornalisti dovrebbero applicare, tanto da far intervenire l’Ordine dei Giornalisti, la FNSI Federazione Nazionale della Stampa, e anche la CEI Conferenza Episcopale Italiana sulle pagine del quotidiano Avvenire, la Commissione vigilanza Rai, L’AGCOM, associazioni di consumatori.
Ma la ricerca dell’audience non sente ragioni, con parole di questo tipo: “molte ragazzine si saranno commosse davanti a fiabe come quella di Cenerentola ma poi la loro vita è stata spezzata, come successo nei recenti casi di cronaca”, il trailer di Vespa in pochi secondi ha generato apprensione nei minorenni e ansia nei genitori.
Il coro di proteste dei telespettatori si è sollevato ma ormai il messaggio era passato, lasciando turbati soprattutto i più piccoli che, una volta tanto, avrebbero potuto godersi in prime time il film dedicato a loro.
Il caso è stato stigmatizzato dall'Osservatorio per i diritti dei minori, Comitato Scientifico composto da sociologi, psicologi, neuropsichiatri infantili, operatori degli Uffici Minori della Polizia di Stato, scienziati dell'educazione, esperti in diritto minorile, che ha tra gli obiettivi la tutela dei diritti dei minori anche attraverso la sensibilizzazione dei mezzi l’informazione e delle istituzioni che ha chiesto l’intervento del Comitato Media e Minori e della Commissione di vigilanza Rai.
Vespa si è difeso affermando: “…sapevamo di essere ascoltati da un pubblico particolarmente sensibile abbiamo accuratamente evitato ogni riferimento forte alle vicende che hanno coinvolto Yara e Sarah. Il titolo dello spot era: 'Come difendere i nostri figli'. E questo purtroppo è un tema all'ordine del giorno di tutte le famiglie con figli pre-adolescenti e adolescenti che hanno visto abbassarsi in modo inatteso le soglie di sicurezza verso limiti sempre più difficilmente gestibili(...)”.
La strategia di suscitare mediaticamente la paura, creare emergenze sociali, determinare allarme e senso di insicurezza nella popolazione, non è roba da dilettanti.
È il principale strumento di propaganda politica adottato costantemente in Italia dalle reti televisive nazionali. Lo ha ben evidenziato il Seminario per giornalisti “Oltre l’Apocalisse” organizzato dall’Agenzia Redattore Sociale il mese scorso a Capodarco di Fermo.
Nel corso del seminario è stato illustrato da Antonio Nizzoli e Ilvo Diamanti lo studio svolto da Osservatorio Europeo sulla Sicurezza- Demos, Osservatorio di Pavia e Unipolis, che aiuta a comprendere come il servizio pubblico determina allarmi sociali e condiziona le scelte, anche elettorali dei cittadini.
Il Rapporto documenta analiticamente come sia consolidata in Italia la prassi con la quale i Tg ed alcuni programmi delle principali reti nazionali, diffondano le notizie sui temi della criminalità e sicurezza in modo non parallelo alla realtà.
C’è un evidente divario tra realtà e rappresentazione mediatica. Negli ultimi tre anni, ancor più che in passato, nell’agenda delle notizie italiane si preme sul tasto emozionale della paura, rappresentando una situazione che non corrisponde al vero. Infatti, a fronte di una diminuzione dei reati verificatesi a partire dal 2007, nello stesso anno si registra il picco delle notizie sulla criminalità e sulle emergenze, creando nel sentire comune una percezione legata all’agenda delle notizie trasmesse.
Mentre i sondaggi rilevano l’interesse predominante degli italiani sulle tematiche legate alla crisi economica e sulla ricadute per i cittadini, nella scaletta dei tg questi temi non compaiono e predominano i temi legati alla criminalità.
In particolare nel 2007 e nei primi mesi del 2008 i telegiornali si concentrano sugli allarmi sociali e hanno punte massime. In questo periodo l’agenda dei media italiani assegna il primo posto alle notizie sulla criminalità comune (22% delle notizie) e l’immigrazione (13%), tema questo che viene percepito dai cittadini e rappresentato nei dibattito pubblico come contiguo a quello della sicurezza. Vedi grafico.
Una peculiarità tutta Italiana, dove l’agenda tematica del tg di prima serata della rete ammiraglia Rai1 assegna nel primo semestre 2010 il 10,8% delle notizie alla criminalità, contro una media europea del 6%; il 16% delle notizie alla sicurezza e ordine pubblico, la media è europea dell’ 1,1%; il 12,8% delle notizie al costume e società, rispetto la media europea del 5,7%. Tra le curiosità si trovano diverse bizzarrie come “ intervista alla nonna più giovane d’Italia, “il decalogo dei cani in condominio, ”nuovi rimedi per domare i capelli ricci”.( Dati Osservatorio Europeo sulla sicurezza, rilevazione Osservatorio di Pavia).
Sulle anomalie dell’informazione televisiva italiana, che trasmette paure e allarmi (e dimentica tante notizie importanti), ce n’è abbastanza ed è urgente una riflessione a partire dai giornalisti. Viene da domandarsi: è proprio necessario coinvolgere e spaventare anche i bambini?