CORONAVIRUS, PIÙ CHE RADDOPPIATO PER GLI ITALIANI IL TEMPO PASSATO SUL WEB

I dati contenuti in un’indagine del Cnr sui 'Mutamenti sociali in Atto-Covid19'
E’ in svolgimento da parte del Cnr un’indagine sui 'Mutamenti sociali in Atto-Covid19', che mette insieme psicologi e sociologi per lo studio di atteggiamenti e comportamenti della popolazione in relazione all'emergenza. Un viaggio tra informazioni socio-anagrafiche, interazioni e devianze nel distanziamento e nell'avvicinamento sociale, fino ad arrivare a opinioni, fiducia, emozioni e disagio. Condotta al momento su un campione di 25 mila persone, già si conoscono i primi dati. Per quanto riguarda la modalità in cui trascorrono il tempo gli italiani, quello che emerge è l’uso di internet. In particolare, si è raddoppiato, se non triplicato, il tempo che gli italiani trascorrono sui social media (Facebook, Twitter, Instagram e Whatsapp). “Due mesi fa normalmente trascorrevano dai 30 ai 60 minuti in media sul web". A spiegarlo è Antonio Tintori, ricercatore del Cnr e responsabile dell'indagine. “Il resto del tempo – continua Tintori - leggono libri, ascoltano musica, cucinano, ma l'elemento preponderante resta l'uso di internet e prevalentemente lo fanno andando alla ricerca di notizie attinenti alla situazione emergenziale”. Riguardo al livello di gradimento delle interazioni online, il 50% degli italiani si definisce soddisfatto di quello che può' offrire il mondo virtuale, anche in termini di sostituzione delle relazioni sociali face to face. L'altro 50%, come sottolinea Tintori, è invece pienamente insoddisfatto".
Inoltre, riguardo al livello di fiducia sistemica da parte degli italiani, a sorpresa in fondo alla classifica ci sono proprio i social media nonostante l'utilizzo che se ne fa. Le informazioni che si leggono sulle piattaforme social godono di fiducia solamente per 2 persone su 10. “Colpisce, tuttavia – afferma Tintori - il dato che il 35% del nostro campione asserisca che in rete si possa trovare ciò che i notiziari nascondono. Vi è la percezione che i notiziari vogliano volutamente celare delle informazioni e che queste possano essere reperibili sul web". (Fonte Dire)