L'UE A SOCIAL NETWORK: 'VIA LE PAROLE DI ODIO'. MA SPESSO L'INVITO CADE NEL VUOTO
Bruxelles ha incaricato 12 associazioni e organizzazioni (inclusa l'italiana Unar) di monitorare Fb, Twitter, Youtube e Microsoft per 5 settimane. Solo il 28,2% su 600 post o video con contenuti razzisti e discriminatori è stato eliminato dopo la segnalazione. E la risposta è ancora più lenta se la denuncia viene da un utente comune

Non c'e solo il problema delle false notizie. Nei social network, corrono parole di odio, di razzismo, di violenza. Ed ora la Commissione Europea, il governo comunitario, richiama Facebook, Twitter, YouTube perché rimuovano i contenuti più gravi. Loro, i colossi di Internet, non sempre accettano. E quando esaminano i casi, non sempre sono tempestivi.
L'iniziativa è di Vera Jourovà, responsabile per la Giustizia della Commissione Europea. A maggio del 2016, la politica ceca ha convinto quattro giganti della Rete (Facebook, Twitter, Google che è proprietario di YouTube ed anche Microsoft) a firmare un Codice di Condotta contro l'odio nel Web. Questi soggetti si sono impegnati a valutare le segnalazioni (anche di comuni cittadini) su post, fotografie e video di tipo discriminatorio "entro 24 ore".
Diciassette mesi dopo la Commissione Europea verifica se i social network, dopo aver firmato le belle parole del Codice di Condotta, si impegnano per davvero a contrastare chi fa un uso violento e illegittimo di Internet. Dodici associazioni e organizzazioni di nove Paesi sono incaricate di tenere d'occhio le reti sociali tra il 10 ottobre e il 18 novembre 2016. Ce n'è anche una italiana: l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar). Queste "sentinelle" sono autorizzate a segnalare le "magagne", e possono utilizzare due canali.
Un canale è quello ufficiale. I social network, in questo caso, sanno che queste associazioni si fanno vive nel quadro del test che la Commissione Europea ha predisposto. Il secondo canale è ufficioso. Le associazioni segnalano l'abuso attraverso una persona di loro fiducia, sconosciuta, che veste i panni del navigatore comune.
Dopo le cinque settimane di osservazione, le dodici "sentinelle" fanno 600 denunce ai big di Internet. Nel 23.7 per cento dei casi hanno notato contenuti anti-semiti. Nel 21 per cento, interventi o foto o video prendono di mira cittadini di Paesi poveri, di cui sono originari ad esempio i migranti. Islamici, persone di colore, zingari sono gli altri bersagli dell'odio della Rete.
Le segnalazioni raggiungono Facebook 270 volte; Twitter 163 e YouTube, infine, 123. Le altre denunce toccano social network che non hanno firmato il Codice di Condotta con la Commissione Europea, e che sono dunque fuori dal radar di questo test. Microsoft non riceve alcun richiamo.
Attenzione: su 600 segnalazioni, la maggioranza (330) arriva da utenti normali che i social network non sanno essere parte delle associazioni esaminatrici. E questo incide sulla reazione dei social "accusati".
Ecco il bilancio finale dell'operazione:
- in 169 casi (il 28.2 per cento) il contenuto contestato è stato rimosso;
- Facebook lo ha fatto per il 28.3 per cento delle segnalazioni, Twitter nel 19.1 per cento e YouTube nel 48.5;
- più del doppio delle cancellazioni di YouTube è effetto di segnalazioni ufficiali;
- ed anche Twitter fa il bravo quando la segnalazione è ufficiale rispetto a quelle di navigatori comuni (33 per cento contro 5);
- l'italiana Unar ha ottenuto rimozioni del 3,6 per cento sulle sue oltre 50 segnalazioni.
I social network hanno esaminato le denunce entro 24 ore - come dovevano - soltanto nel 40 per cento dei casi; invece entro 48 ore nel 43 per cento.
(www.repubblica.it)