UE:SOCIAL NETWORK E MAIL RISCHIANO DI ESSERE PROIBITI AI MINORI DI 16

Alcuni cambiamenti dell'ultimo minuto ai regolamenti per la protezione dei dati personali, potrebbero comportare che, nel caso degli under 16, Facebook e altri servizi online debbano richiedere l'esplicita autorizzazione dei genitori

Se hai meno di 16 anni e vivi in Europa, la tua vita online potrebbe presto cambiare. E per iscriverti a Facebook, così come per aprire un blog, accedere a Snapchat ed inviare email, potresti aver bisogno di chiedere il permesso a mamma e papà. Tutto ciò a causa di  un emendamento dell'ultimo minuto, passato un po' in sordina ed inserito all'interno del nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati personali. La proposta di legge, oggetto di negoziati tra gli stati membri dell'Unione, dovrà essere votata dalla competente Commissione ed ovviamente ratificata dal Parlamento il prossimo anno, anche se i governi hanno deciso di concedere ai singoli stati la facoltà di conservare la soglia attuale, se lo considereranno opportuno.

Che cosa cambierebbe? Al momento, alla maggior parte dei servizi sopra menzionati si ha libero accesso dai 13 anni in su. Un precetto che vale per Facebook, dove dal 2006 per iscriversi servono 13 anni quasi in ogni parte del globo, fatta eccezione per la Spagna e la Corea del Sud (qui è necessario un anno in più). Come per il microblog di Jack Dorsey, con annessa la costola di video streaming Periscope. Stesso discorso per le piattaforme di BigG: Gmail, Google+, YouTube e altre ancora. Anche in tal caso persiste la regola del 13, tranne che nei Paesi Bassi (16), in più Spagna (14) e Corea del Sud (14). Policy basate sulla soglia fissata dal Children's Online Privacy Protection Act statunitense, poi adottata da diverse leggi del Vecchio Continente. E, fino ad ora, persino dalla stessa bozza della norma europea per la protezione dei dati, la cui gestazione è durata ben quattro anni.

L'emendamento appena introdotto, invece, alzerebbe l'asticella della cosiddetta "età per il consenso digitale". Da tredici a sedici anni, appunto. Un po' come se sui social media si decidesse di tornare all'Italia ante 1975, quando si diventava maggiorenni a 21 anziché a 18 anni. "In pratica, così l'Unione Europea considererebbe i ragazzi con meno di 16 anni incapaci di dare un valido consenso per il trattamento dei loro dati personali", spiega l'avvocato Francesco Paolo Micozzi. "E, quindi, di gestire correttamente la loro proiezione digitale. Si pensi, per esempio, a delle immagini che da giovani sembrano divertenti, però da adulti possono compromettere la vita lavorativa". Il cambiamento si pone sulla scia di una maggiore attenzione nei confronti della privacy, nonché della decisione assunta dalla Corte di Giustizia europea lo scorso ottobre che ha dichiarato illegittimo il trasferimento negli Stati Uniti dei dati dei cittadini europei.

La scelta, però, ha suscitato diverse polemiche. Non solo, ovviamente, tra le imprese digitali che dovrebbero adeguarsi a una normativa più restrittiva quando, dall'altra parte, puntano sempre più a raggiungere tutti, ma anche tra diverse associazioni, con tanto di petizioni online.  "Crediamo che spostare i requisiti per il consenso dei genitori dai 13 ai 16 anni depriverà i ragazzi di opportunità educative e sociali in molti modi, senza fornire più protezione (forse pure meno)"- ha detto Janice Richardson coordinatore di European Safer Internet network, ripreso dal Guardian.