L'ANTITRUST SMASCHERA E CONDANNA I FINTI QUIZ TELEVISIVI
Se è vero che le bugie hanno le gambe corte, l'azione dell'Antitrust ne è un'ulteriore conferma. Le indagini condotte dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha infatti svelato e punito società e televisioni che, nelle vesti di giochi a premi, proponevano in realtà "trappole" a prezzo salato per gli utenti.
Alzare la cornetta del telefono per rispondere ad un quiz televisivo e ricevere una bolletta da capogiro. A lungo hanno avuto vita facile le trasmissioni ingannevoli che, con l’esca dei giochi a premi, hanno indotto gli spettatori a chiamare numeri 899, con costi fino a 15 euro a chiamata. Ora però è arrivata la condanna dell’Antitrust.
Ad oltre un anno dalla denuncia avanzata dall’Aduc, l’Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha condannato sia le società organizzatrici delle televendite camuffate da finti quiz tv, sia le emittenti locali che hanno venduto loro gli spazi televisivi. Messi a nudo gli elementi fallaci dei quiz, come “Il Quizzone” o “Quizzissimo”, ritenuti ingannevoli perché simulando un semplice gioco a premi hanno spinto gli utenti a telefonare a numeri 899, con la conseguenza di bollette lievitate, l’indagine dell’Antitrust ha condannato i soggetti coinvolti a sanzioni di circa 40 mila euro, rafforzate a 56 mila euro per quelle che avevano già subito un’analoga condanna.
Non è la prima volta che l’Antitrust si trova ad elargire punizioni di questa natura. A maggio 2008, infatti, sono stati oggetto di provvedimenti altri pseudo giochi televisivi, come “Quiz caliente”, “Quiz on the beach” e “Summerquiz”, che dopo essere stati sospesi sono stati multati per un totale di 426 mila euro. Nella stessa vicenda sono state coinvolte anche le televisioni La9, Rete Capri, Canale Italia e Telecupole, perché ritenute dall’Antitrust perfettamente consapevoli del fatto che dietro le trasmissioni di intrattenimento, presentate come veri programmi inseriti nel palinsesto, con l’aggiunta del meccanismo delle finte telefonate “in diretta”, in realtà si nascondevano semplici telepromozioni “registrate”.
Ma anche il 2007 non è stato immune da spiacevoli vicende simili a quelle appena accennate. Infatti, lo scorso anno l’Autorità ha chiuso cinque istruttorie, comminando sanzioni pari a 104.500 euro.
Dopo l’accertata falsità dei quiz televisivi, resta da affrontare il difficile rapporto tra utenti truffati e gestori di telefonia, che pretendono comunque il pagamento delle telefonate ai numeri 899. Si capisce, allora, la protesta di chi, come Domenico Murrone, responsabile dell’Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori, vorrebbe vedere azzerati i propri arretrati.
In quest’ottica, è fondamentale l’azione dell’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che è l’organo di controllo primario nel settore delle telecomunicazioni. L’urgenza in questa materia che si sente più di altre si colloca a livello preventivo; si tratta cioè della necessità di un intervento normativo atto a punire le emittenti televisive qualora non effettuino il minimo controllo sulla illiceità delle trasmissioni messe in onda attraverso i loro canali. Un attento controllo a monte, infatti, dei contenuti dei messaggi trasmessi ovvierebbe agli inconvenienti e ai problemi di molti utenti. Allo stesso tempo, si vedrebbero diminuire le istanze di conciliazione presentate ai Comitati regionali per le comunicazioni da chi non vuole pagare o pretende il rimborso di quanto versato. I Corecom, infatti, rimangono un fondamentale strumento di difesa del cittadino, ma il forte flusso di reclami di utenti truffati rischia di intasare i normali iter procedurali degli stessi organismi, con la possibile conseguenza di una riduzione dell’efficacia dell’azione degli stessi Comitati.
Ad oltre un anno dalla denuncia avanzata dall’Aduc, l’Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha condannato sia le società organizzatrici delle televendite camuffate da finti quiz tv, sia le emittenti locali che hanno venduto loro gli spazi televisivi. Messi a nudo gli elementi fallaci dei quiz, come “Il Quizzone” o “Quizzissimo”, ritenuti ingannevoli perché simulando un semplice gioco a premi hanno spinto gli utenti a telefonare a numeri 899, con la conseguenza di bollette lievitate, l’indagine dell’Antitrust ha condannato i soggetti coinvolti a sanzioni di circa 40 mila euro, rafforzate a 56 mila euro per quelle che avevano già subito un’analoga condanna.
Non è la prima volta che l’Antitrust si trova ad elargire punizioni di questa natura. A maggio 2008, infatti, sono stati oggetto di provvedimenti altri pseudo giochi televisivi, come “Quiz caliente”, “Quiz on the beach” e “Summerquiz”, che dopo essere stati sospesi sono stati multati per un totale di 426 mila euro. Nella stessa vicenda sono state coinvolte anche le televisioni La9, Rete Capri, Canale Italia e Telecupole, perché ritenute dall’Antitrust perfettamente consapevoli del fatto che dietro le trasmissioni di intrattenimento, presentate come veri programmi inseriti nel palinsesto, con l’aggiunta del meccanismo delle finte telefonate “in diretta”, in realtà si nascondevano semplici telepromozioni “registrate”.
Ma anche il 2007 non è stato immune da spiacevoli vicende simili a quelle appena accennate. Infatti, lo scorso anno l’Autorità ha chiuso cinque istruttorie, comminando sanzioni pari a 104.500 euro.
Dopo l’accertata falsità dei quiz televisivi, resta da affrontare il difficile rapporto tra utenti truffati e gestori di telefonia, che pretendono comunque il pagamento delle telefonate ai numeri 899. Si capisce, allora, la protesta di chi, come Domenico Murrone, responsabile dell’Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori, vorrebbe vedere azzerati i propri arretrati.
In quest’ottica, è fondamentale l’azione dell’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che è l’organo di controllo primario nel settore delle telecomunicazioni. L’urgenza in questa materia che si sente più di altre si colloca a livello preventivo; si tratta cioè della necessità di un intervento normativo atto a punire le emittenti televisive qualora non effettuino il minimo controllo sulla illiceità delle trasmissioni messe in onda attraverso i loro canali. Un attento controllo a monte, infatti, dei contenuti dei messaggi trasmessi ovvierebbe agli inconvenienti e ai problemi di molti utenti. Allo stesso tempo, si vedrebbero diminuire le istanze di conciliazione presentate ai Comitati regionali per le comunicazioni da chi non vuole pagare o pretende il rimborso di quanto versato. I Corecom, infatti, rimangono un fondamentale strumento di difesa del cittadino, ma il forte flusso di reclami di utenti truffati rischia di intasare i normali iter procedurali degli stessi organismi, con la possibile conseguenza di una riduzione dell’efficacia dell’azione degli stessi Comitati.