NUOVA OBESITA' DILAGA NEL MONDO, QUELLA PER I MEDIA
Consumo bulimico di Tv, pc, smartphone, tablet; giovani a rischio

Nell'era digitale, con l'uso sempre maggiore di pc, TV, tablet, smartphone, vi è un reale pericolo di 'obesità mediale', analoga a quella alimentare, di un consumo bulimico di questi media, col rischio di perdere sia a livello relazionare, sia a livello cognitivo, verso una generale insoddisfazione o infelicità. A rischiare di più sono i giovani, più inclini a sovraconsumo impulsivo, e le classi svantaggiate, meno capaci di selezionare i contenuti.
E' la tesi di Marco Gui, sociologo dell'Università di Milano Bicocca, nel suo libro 'A dieta di media - Comunicazione e qualità della vita' (Il Mulino).
L'accostamento con l'obesità alimentare non è solo metaforico - spiega Gui - ha molti tratti e effetti collaterali comuni. “Innanzitutto - sostiene - così come l'obesità è divenuta dilagante con l'arrivo dell'industria alimentare (e quindi vasta disponibilità di cibi a basso prezzo), così pure l'obesità mediale è figlia di un aumento vertiginoso di contenuti e apparecchi a basso costo e sempre a portata di mano”.
Il consumo bulimico e mal gestito è un altro tratto comune: tra computer, TV, smartphone e altri strumenti mediali, secondo le più recenti rilevazioni, passiamo in media davanti a uno schermo oltre 11 ore giornaliere e quasi i 3/4 delle ore di veglia, per svago, lavoro, rapporti con amici. Oltre a non pochi effetti sulla salute (problemi di vista, di schiena solo per citarne alcuni), sottolinea Gui, il sovraconsumo di media “ha profondi effetti sulla qualità della vita, portando a insoddisfazione, difficoltà a raggiungere obbiettivi, deconcentrazione, superficialità sia nei rapporti sia nella sfera cognitiva”.
“La sovrabbondanza di contenuti - aggiunge - ruba anche tempo alla nostra vita offline e quindi a quegli spazi che potremmo gestire fuori dalla rete, le relazioni con la famiglia e molto altro”. L'infelicità da obesità mediale già si tocca con mano: “La maggioranza degli utenti dei nuovi media - riferisce Gui – dice di consumare più di quanto vorrebbe. C'è, come è per il cibo, qualcosa che dà dipendenza e porta a sovraconsumo. I problemi di autocontrollo sono legati anche al vertiginoso aumento dell'offerta sia di mezzi, sia di contenuti. Rischiano di più i giovani, più inclini a scelte impulsive e per i quali la gestione di tempi e contenuti è più difficile, sia soprattutto le classi svantaggiate che godono di pochi stimoli su altri fronti e hanno meno risorse per gestire il sovraconsumo”. (ANSA)