ADOLESCENTI MACERATESI SOLI DAVANTI AL PC

Presentati i risultati dell'indagine "L'utilizzo dei nuovi media" condotta da Corecom e Unimc
Sono i genitori per primi a mettere in mano mouse e palmari ai propri figli, ma poi non controllano come questi li utilizzano. A confermare questo sospetto diffuso è l’indagine "L'utilizzo dei nuovi media: una ricerca tra i bambini, gli adolescenti e i genitori della provincia di Macerata" condotta dal Comitato Regionale per le Comunicazioni (Corecom) in collaborazione con l'Università di Macerata, grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata. "Si tratta della prima ricerca nelle Marche per conoscere usi e consumi dei nuovi media da parte dei bambini", ha spiegato il presidente del Corecom Marco Moruzzi durante la presentazione dei risultati questo pomeriggio (15 marzo 2011) nell’Aula Magna dell’Ateneo. L'incontro è stato aperto dal saluto dell’assessore comunale Stefania Monteverde. Moruzzi ha anche ricordato come Il Comitato abbia intrapreso da tempo una serie di attività di media education a tutela dei minori, "perché il genitore perfetto non esiste e gli adolescenti non possono essere lasciati soli nel mondo reso globale e immenso dai mass media e dai nuovi mezzi di comunicazione. E' necessario stimolare gli adolescenti al senso critico nei confronti delle nuove tecnologie digitali".

Uno dei dati più preoccupanti che emerge da questa fotografia della realtà maceratese è che più del 50% dei ragazzi under 12 usa il pc e naviga in rete da solo, senza un adulto accanto. "Questa autonomia è assicurata anche dalla grande disponibilità di cellulari, spesso smartphone, o consolle di giochi con collegamento a internet" ha spiegato Sebastiano Porcu, docente di sociologia alla Facoltà di Scienze della formazione, che ha curato la ricerca. "Già a dieci anni i bambini sono largamente autonomi nel decidere i tempi e le modalità di utilizzo di questi mezzi, a casa propria o degli amici". I genitori maceratesi hanno una "competenza tecnologica" superiore alla media nazionale, ha riferito Porcu; si informano sull'uso che il loro figlio fa della «rete» quasi nella metà dei casi, ma in quota ridotta li controllano accedendo direttamente al loro computer e poco più della metà riferisce di aver adottato una contromisura, nonostante l'80% di loro sia consapevole dei pericoli di internet. Eppure, oltre il 30% dei ragazzi intervistati ha incontrato di persona individui conosciuti attraverso la rete e nel 5% dei casi si trattava di adulti. Oltre il 37%, poi, è in generale a conoscenza di "incontri spiacevoli di suoi amici con persone conosciute in rete" e il 14% ha giocato – a pagamento – con videopoker o altri giochi e scommesse. "Più che di gap digitale, si può parlare di gap comunicativo. Bisognerebbe cercare di incontrare figli e allievi sul loro stesso terreno", ha commentato Ilaria Sciadi Adel, laureata in Scienze della comunicazione, che ha partecipato all'indagine insieme a Luana Spernanzoni e Francesco Rocchetti, rispettivamente giornalista e componente del Corecom. "Questa ricerca costituisce un contributo di grande attualità e interesse per la provincia", ha commentato Mauro Giustozzi, vicepresidente Corecom e direttore amministrativo dell’Ateneo. "Le nuove tecnologie non sono un pericolo" ha precisato Rocchetti, che è anche ricercatore universitario, sostenuto dal rettore Luigi Lacchè, che ha ribadito: "E' impossibile concepire oggi la sfida educativa sganciata dai media. Dobbiamo porci il problema del governo del rapporto tra comunicazione ed educazione e la collaborazione tra enti e scuola è la strada giusta". All'incontro sono intervenuti anche Italo Tanoni, Ombudsman regionale, e Rosanna Catozzo per l’Ufficio scolastico regionale.