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Un catasto elettronico del sottosuolo per cablare le città con costi e rischi ridotti. Si chiama Invento ed è stato realizzato dai Laboratori Guglielmo Marconi e proposto in collaborazione con Telecom Italia. Presentato ieri a Bologna, il sistema fornisce alle pubbliche amministrazioni e agli operatori del settore uno strumento per esplorare le infrastrutture del sottosuolo, razionalizzare e semplificare la posa di nuovi cavi, facilitando così il salto alla banda ultralarga per navigare molto velocemente in internet. Il principale ostacolo a una capillare rete in fibra
ottica, che porti connessioni a banda ultralarga sono infatti i costi, i rischi e i disagi delle opere civili necessarie per la posa dei cavi in fibra ottica e la necessità di tutelare il patrimonio storico e artistico delle città italiane. La soluzione migliore, spiega una nota dei Laboratori, è quindi riutilizzare ovunque sia possibile le infrastrutture già esistenti, installando le reti di nuova generazione in condotti liberi o parzialmente utilizzati. Il sottosuolo delle grandi città è infatti percorso da un fitto reticolo di tubature utilizzate dalle reti più 'antiche' (come quella elettrica,
idrica o telefonica), che in molti casi potrebbero ospitare anche le reti informatiche di nuova generazione senza bisogno di nuovi scavi. Ma per questo è fondamentale sapere esattamente dove sono e come sono fatte quelle infrastrutture. Il sistema infatti permette di censire le infrastrutture presenti nel sottosuolo e di avere un mappa dettagliata della loro distribuzione: dai gasdotti, alle reti idriche e fognarie, fino alle reti per illuminazione pubblica e telecomunicazioni e di ricondurre tutti i dati disponibili a un formato comune e conforme agli standard più utilizzati a livello internazionale. In questo modo amministratori e imprese possono accedere a una mappa dettagliata delle infrastrutture nel sottosuolo e usarla per pianificare i lavori di posa di rete in fibra ottica.